Commento a “JANA la porta del bosco”

di Rosa Muggianu, consigliere Centro Culturale Sardo Milano

E’ facile leggendo le poesie di Marino Curnis (raccolte nel libro “ Jana, la porta del bosco”) immedesimarsi nel vuoto di quel dolore che lui descrive. Un vuoto con cui si é costretti a fare i conti, una strada impervia che bisogna percorrere per uscirne persone nuove, trasformate. Rompere quei lacci di dolore che tengono imprigionati la mente e il cuore. C’é bisogno di un aiuto e questo aiuto il poeta lo trova nella natura che egli ben conosce e alla quale si dà con fiducia. La natura calma, lenisce, placa il marasma di sentimenti contrapposti. Nella seconda parte c’e’ una presa di coscienza, a mio avviso identificabile nella poesia “ l’ombra dello scoiattolo” una sorta di autoritratto da cui parte un cambiamento, una metamorfosi, una chiara speranza: “ C’é un fioco bagliore, un lume laggiù”. La natura c’é, c’é sempre stata, siamo noi che a volte non vediamo; come nella poesia molto bella: “ l’assalto del cielo”; assenze-presenze: l’ombra degli affetti più cari cammina con noi sempre, sono “ radici profonde avvinghiate al cuore”. Ritrovare il senso di ciò che ci succede, così “ il mio vivere incontra il suo senso”. Il poeta vuole condividere questa pace ritrovata, o forse ancora solo intravista, con i suoi figli (ai quali dedica due belle poesie) perché imparino a riconoscere il silenzioso sospiro dei boschi, gli stupori e la magia che essi regalano