INVITO AL CAMBIAMENTO

“Quello che importa è capire la confusione in cui viviamo, interiormente come esteriormente. Per comprendere questa confusione dobbiamo chiaramente cominciare da noi stessi, perché noi siamo confusione; siamo noi che abbiamo creato questa confusione nel mondo, e per mettervi ordine dobbiamo cominciare da noi stessi, perché noi siamo il mondo. Adesso direte: «Ma in questo modo ci vorrà un bel po’ di tempo per mettere ordine nel mondo». Io non sono affatto sicuro che abbiate ragione, dopo tutto è sufficiente che una o due persone vedano chiaramente, che comprendano, per portare a una rivoluzione, a un cambiamento. Ma, vedete, il guaio è che siamo pigri. Vogliamo che siano gli altri a cambiare, che cambino le circostanze, vogliamo che sia il governo a mettere ordine nella nostra vita, o che sopraggiunga un qualche miracolo che ci trasformi. E così rimaniamo nella confusione.”

Jiddu Krishnamurti; Londra, 23 ottobre 1949

“Esiste forse il problema sociale della povertà e della disuguaglianza, del deterioramento e della sofferenza, separato dal problema della mente? O non vi è piuttosto un problema soltanto, che è la mente? La mente ha creato il problema sociale, e avendolo creato tenta di risolverlo senza operare nessun cambiamento fondamentale in sé stessa. Quindi il nostro problema è la mente, che vuole sentirsi superiore e perciò crea l’ineguaglianza sociale, che persegue l’accumulo nelle forme più svariate perché si sente sicura quando è ricca di beni, di relazioni o di idee, cioè conoscenza. È questa continua richiesta di sicurezza a creare la disuguaglianza, che è un problema che non potrà essere risolto fino a quando non capiremo la mente che crea la differenza, la mente priva di amore. Le legislazioni non risolveranno questo problema, né potranno risolverlo i comunisti o i socialisti. Il problema dell’ineguaglianza potrà essere risolto solo quando vi sarà l’amore, e l’amore non si preoccupa di chi è superiore o inferiore; per esso non esiste né uguaglianza né disuguaglianza, ma soltanto quello stato dell’essere che è amore. Ma noi non conosciamo quello stato, non lo abbiamo mai provato. Perciò come può la mente che si preoccupa solo di sé stessa e delle proprie attività, che ha già creato tanta infelicità nel mondo e si appresta a fare danni maggiori, a distruggere, come può una mente simile operare una totale rivoluzione all’interno di sé stessa? Senza dubbio il problema è questo. Non possiamo causare questa rivoluzione attraverso le riforme sociali, ma allorché la mente stessa si rende conto della necessità di questa totale redenzione, ecco che già sta avvenendo la rivoluzione. Parliamo continuamente di povertà, di ineguaglianza e di riforme perché i nostri cuori sono vuoti. Quando vi sarà l’amore non avremo più alcun problema; ma l’amore non può nascere da nessun tipo di pratica. Può venire in essere solo quando voi cessate di essere, e cioè quando non pensate più a voi stessi, alla vostra posizione, al prestigio, all’ambizione e alla frustrazione, quando smettete completamente di pensare a voi stessi, non domani, ma adesso. Ci occupiamo sempre di noi stessi, sia che abbiamo come obiettivo ciò che chiamiamo Dio, o che lavoriamo per la rivoluzione sociale. E una mente presa da queste occupazioni non potrà mai sapere cosa sia l’amore.”

Jiddu Krishnamurti; Bombay, 27 febbraio 1955

“La maggior parte di noi è fatta di individui sebbene ognuno abbia un suo nome e una sua forma, perché interiormente il nostro stato mentale è legato al tempo, appesantito dall’abitudine, dalla tradizione e dall’autorità: l’autorità del governo, della società, della famiglia. Una simile mente non è una mente individuale; la mente individuale è al di fuori di tutto ciò, non segue il modello sociale. È in rivolta, e quindi non cerca la sicurezza. La mente rivoluzionaria non è in rivolta. Vuole semplicemente alterare le cose secondo un determinato modello, e una mente simile non è in rivolta, è una mente che è in sé stessa scontenta.”

Jiddu Krishnamurti; Bombay, 24 dicembre 1958